Se vuoi provare a scrivere da solo un manuale, accomodati: il metodo migliore per imparare a fare le cose è quello di farle.
Se non dovessi riuscirci, potresti sempre rivolgerti a un buon ghostwriter presentandogli un progetto già iniziato, o comunque più elaborato (facendo risparmiare tempo a lui e denaro a te stesso).
Noi ti facciamo i nostri migliori auguri e, per aumentare le tue chances di successo, vogliamo darti qualche consiglio pratico basilare, perché tu parta con lo stile giusto, o almeno con la consapevolezza di doverne necessariamente adottare uno.
Prima di iniziare a scrivere un manuale, infatti, devi decidere in merito ad alcune questioni tecnico-stilistiche, capaci di pregiudicare la coerenza del testo e la sua qualità finale. Dovrai stabilire il soggetto, il verbo e l'oggetto (inteso come target) del tuo manuale.
La scelta del
soggetto implica di decidere quale posizione deve assumere lo scrittore, ovvero se usare la prima persona o la forma impersonale. Inutile aggiungere che, una volta assunta una posizione, è necessario mantenerla per tutta la trattazione (questo requisito si chiama "coerenza interna").
Come regola generale, quanto più il testo è formale, tanto più è adatta la forma impersonale e viceversa.
Un vantaggio conseguente a un certo grado di formalità è quello di guadagnare nella mente del lettore una percezione di autorevolezza. "Si è spesso notato che" è più autorevole di "Ho spesso notato che", e infatti la prima forma è adatta a un testo scientifico-accademico mentre l'altra ad uno di carattere più divulgativo.
In alternativa alla prima persona si può usare l'espressione "Chi scrive ha notato spesso che", mentre quando chi scrive lo fa a nome di una équipe si può usare la prima persona plurale (comune anche nelle forme di apprezzamento, come ad esempio "quello che ci piace").
In conclusione, se stai scrivendo un manuale e ciò che vuoi divulgare è frutto del tuo solo ingegno, usa la prima persona come soggetto del libro.
Per quanto riguarda i
verbi, abbiamo un solo consiglio: sii più lineare possibile. Usa il presente ogni volta che non sia assolutamente necessario usare un altro tempo.
Fra le espressioni "ti confesserò una cosa", "vorrei confessarti una cosa", e "ti confesso una cosa", non c'è una gran differenza, tranne che l'ultima è la più logica, la più sobria, ed è anche quella che ha meno implicazioni sui tempi delle frasi successive.
Circa l'ultima questione, quella dell'
oggetto-target, si tratta di decidere come rivolgersi a chi legge, se parlare ad una seconda persona plurare o singolare. In un sito web, non dovresti avere dubbi nella scelta del singolare, mentre per un testo divulgativo, alcune traduzioni dall'inglese all'italiano ci hanno abituato anche all'uso del plurale.
Da ghostwriters incalliti, noi ti consigliamo la forma singolare. Normalmente la lettura è un atto solitario: perché allora dare del voi a un lettore che si trova da solo? In questo modo si sottenderebbe una generica idea di pubblico, invece del lettore vero e proprio.
Dall'altro canto, l'uso della forma plurale evita l'imbarazzo di dare del tu ad un lettore con il quale non si potrebbe che avere rapporti formali. Spesso, è proprio l'impersonalità della forma plurale ad attrarre lo scrittore. Quando si vende qualcosa ad esempio, è molto più facile spingere i propri argomenti di vendita parlando a un pubblico che non a una persona. "Avrete sicuramente provato la bontà dei salumi vegetali" suona molto meglio di "Avrai sicuramente provato la bontà dei salumi vegetali", anche perché tu potresti non averli "ancora" provati. Col plurale, sarebbe il momento di farlo, visto che altri lo hanno già fatto. Mentre col singolare il rischio è quello che tu possa pensare soltanto di essere nel posto sbagliato.
Un altro argomento a favore dell'uso del voi in un manuale potrebbe essere l'età del target di riferimento; se quest'ultimo è composto da un pubblico adulto e autorevole, allora si evita di dargli del tu. Ma anche questo è un errore di miopia perché più si cresce e più si esce dagli schemi per crearsi un personaggio proprio. Quale sarebbe mai la categoria di pubblico che giustifichi l'uso del plurale con un sessantottenne? "Per voi (che non avete più i denti) abbiamo pensato alla minestrina Scotta" è un modo deprimente per ricordare al lettore la sua appartenenza alla categoria della vecchiaia, con i suoi tristi stereotipi.
Insomma tutte le argomentazioni a favore del voi sono in realtà soltanto dei sofismi poiché è pacifico che usare il plurale presupponga il rivolgersi a una categoria di pubblico mentre il singolare a una persona sola; e un manuale si legge da soli (non è come la televisione).
Noi di
Ghostwriters Roma preferiamo sempre la persona, e l'unicità della sua ricezione; dunque parliamo con te dandoti del tu e non del voi. Sappiamo che davanti al tuo libro, o al tuo schermo, ci sei solo tu.

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